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nucleare, il fissaggio dei cilindretti di polvere sinterizzata di boro o di uranio sulle giunzioni delle
termocoppie, i materiali e il dimensionamento idonei rispettivamente agli alti flussi neutronici e
alla forma del core del reattore, risolsero in corso d’opera problemi legati alla stabilità delle misure.
Durante le misure, all’interno dei cilindri delle termopile, la reazione nucleare generava particelle α
producendo instabilità nel tempo, risolta dalfisico Cervellati pressurizzando i cilindri con elio.
1969-74. Un pregio del Direttore Prof. Rispoli era quello di pubblicare lavori di particolare
contenuto tecnologico insieme ai tecnici che ne avevano portato contributi di rilievo. Ciò oltre a
essere un incentivo era una forma di riconoscimento in tempi difficili per gli avanzamenti
contributivi.
In occasione di studi ed esperimenti sui meccanismi che producevano effetti elettrici su
semiconduttori sottoposti a bombardamento ionico fu
necessaria la messa a punto di tecnologie sotto vuoto per la
produzione degli ioni droganti, la calibrazione della loro
energia delle dosi di irradiazione ecc..
Nella foto si vede Rispoli a destra dei fisici sloveni con la
targhetta “V” degli ospiti.
In questa occasione il Prof. Rispoli mi sostenne come
coautore in una pubblicazione sulla rivista “FIZIKA” con la
contrarietà dei fisici sloveni, che avevano lavorato con noi
nell’ambito delle collaborazioni IAEA, non avvezzi a far
partecipare i tecnici, anche se il contributo di questi ultimi aveva reso possibile l’esperienza. Nelle
dittature dell’Est vigevano le classi. Nei treni esisteva ancora la III.
Durante una “Pizza” serale un ospite Ungherese parlava a voce bassissima. Interrogato ci rispose:
ma ci sentono! Aveva paura delle spie di regime.
Insieme al Dott. Mario Casadio mi occupai di Strumentazione per il monitoraggio delle radiazioni
sul personale per i laboratori “OPErazioni Calde (OPEC-2)” della Casaccia.
Il laboratorio OPEC-1 entrò in esercizio nel 1962, fu il primo laboratorio italiano in grado di
eseguire analisi post-irraggiamento su elementi di combustibile a uranio metallico e a ossido di
uranio con attività fino a 2000 Ci (74 TBq).
Il laboratorio (OPEC-2), non entrò mai in funzione, comprendeva due celle ad alta attività e cinque
celle a media attività, finalizzato all’esame di elementi di combustibile anche di grandi dimensioni
ed alta attività, nonché di combustibili al plutonio.
Nell’assegnazione dell’incarico di fornitura della strumentazione, noi dovevamo fare un’analisi
tecnica delle caratteristiche di funzionamento e di affidabilità determinando la scelta fra due società,
una italiana e una inglese. Pressioni erano esercitate per scegliere l’Italia (sapemmo poi che in
prospettiva difficilmente le celle sarebbero entrate in funzione) ma l’esperienza dell’industria
inglese era più avanzata in confronto con quella italiana, particolarmente per l’affidabilità e la
manutenzione nel tempo delle apparecchiature: scelta dimostratasi inutile perché a distanza di
cinque anni, il tempo per il rinnovo del contratto, le celle non erano ancora operative.
Il Reattore Pec era stato pensato per studiare
tecnologie legate al decollo del progetto Superphénix.
Insieme al Fisico Roberto Cervellati mi occupai del
progetto della strumentazione di fisica sanitaria per la
protezione del personale addetto al reattore.
Il progetto Superphénix divenne operativo ma il Pec
rimase ibernato. Poi la chiusura dopo Chernobyl.